In che modo la diffusione dei siti di social network come Facebook sta cambiando le modalità quotidiane di interazione sociale? E con quali conseguenze sul benessere psicologico di chi li utilizza?
Facebook, di gran lunga il network più usato, ha attualmente nel mondo oltre 600 milioni di iscritti, più di 200 milioni nella sola Europa e circa 20 milioni in Italia[1].
La portata del fenomeno non sta solo nel numero degli iscritti ma soprattutto nella frequenza di utilizzo del sito. Circa la metà degli iscritti totali si collega quotidianamente. In Italia sono oltre 12 milioni gli utenti che accedono al sito ogni giorno[2].
La rilevanza del fenomeno ha naturalmente generato varie domande sulle conseguenze dirette alle relazioni interpersonali e al benessere psicologico di chi lo utilizza.
È vero che l’interazione via facebook riduce le relazioni interpersonali faccia a faccia? L’utilizzo di facebook ha conseguenze negative per l’autostima e il senso di autoefficacia personale? Che relazione c’è fra il numero di amici su facebook e le reali capacità di adattamento sociale? Quali conseguenze ha l’utilizzo di facebook su qualità e modalità di relazione nella vita reale?
Di questi interrogativi si è occupata anche la ricerca scientifica in psicologia tanto che negli ultimi 5 anni sono decine gli studi pubblicati sull’argomento.
Per prima cosa, sembra infondata la credenza secondo la quale l’interazione tramite social networks sia sostitutiva della naturale relazione faccia a faccia. In uno studio[3] effettuato su 183 studenti di college americani che utilizzano Facebook e MySpace è risultato che (a) la grande maggioranza del campione li utilizza più per mantenere relazioni già esistenti che per crearne di nuove[4] e che (b) solo il 18% dichiara di comunicare con i propri amici più on-line che di persona[5]. I risultati suggeriscono quindi che l’uso dei social networks sia da considerarsi più un complemento che una sostituzione delle interazioni faccia a faccia.
Altri studi hanno indagato le relazioni fra l’utilizzo di facebook e l’autostima, pervenendo a conclusioni interessanti.
Uno studio[6] ha mostrato come la possibilità di personalizzare la propria autopresentazione attraverso la selezione delle informazioni presenti sul proprio profilo incida positivamente sull’immagine di sé migliorando di fatto l’autostima.
Lo studio ha messo a confronto l’utilizzo di facebook (e in particolare delle informazioni contenute nel proprio profilo) con i tradizionali stimoli elicitanti autoconsapevolezza (visione di sé allo specchio, visione di proprie immagini fotografiche, ascolto di registrazioni audio della propria voce, ecc…).
Era stato già osservato che gli stimoli tradizionali attivano spesso una discrepanza fra la percezione di sé e gli standards sociali di riferimento producendo conseguenze negative sull’autostima[7].
Ogni profilo di Facebook contiene informazioni su di sé simili ai tradizionali stimoli precedenti (per es. foto, video, informazioni autobiografiche) ma la possibilità di selezionare e personalizzare le informazioni si è rilevata determinante per promuovere cambiamenti in positivo dell’autostima[8].
Ulteriori ricerche hanno preso in esame due variabili relative a facebook: il numero di amici e il tempo speso on line sul social network.
Il numero di amici è risultato (a) direttamente correlato al grado di adattamento sociale riferito da un gruppo di studenti di college americani[9] e (b) inversamente correlato al grado di timidezza riportato da un altro gruppo di studenti ai punteggi di una apposita scala[10].
È stato inoltre osservato che le persone più timide tendono a passare più tempo on line ed hanno un atteggiamento più favorevole verso il sito di social network. Ciò suggerisce da un lato che le persone più timide apprezzano facebook per la possibilità di facilitazione dei propri contatti sociali e dall’altro che si trovano maggiormente a rischio di sviluppare una dipendenza dall’uso del sito.
Mentre il numero di amici ha mostrato una certa positiva relazione anche con il benessere soggettivo riferito[11] (ma non vale la stessa cosa per la percezione di supporto sociale[12]), il tempo speso su facebook sembra mostrare una correlazione negativa con l’autostima, anche se i dati in merito non risultano per il momento univoci.
Una elevata quantità di tempo speso on line su facebook è quindi collegato al rischio di dipendenza e probabilmente a una bassa autostima dell’utente. Questa variabile tuttavia è apparsa anche positivamente correlata alla possibilità di svelare vissuti depressivi attraverso i cambiamenti di stato[13]. Questo studio ha evidenziato che oltre alla variabile del tempo, sono le risposte a questi svelamenti ad incentivare i soggetti a parlare dei propri vissuti depressivi. Ciò suggerisce la possibilità che facebook possa sia incoraggiare i soggetti affetti da depressione a parlare dei propri sintomi come primo passo per ottenere un valido supporto e sia a combattere lo stigma sociale che ancora circonda la depressione.
Infine un ultimo dato: il tempo speso su facebook è risultato direttamente correlato con l’incremento dell’esperienza di gelosia fra partners nelle relazioni sentimentali[14]. Direi che ce lo aspettavamo, pertanto in questo caso non ci dilunghiamo in spiegazioni.
Per concludere, i dati della ricerca finora eseguita, anche se ancora incompleti, suggeriscono a mio avviso che la diffusione di facebook non sta stravolgendo in senso negativo il nostro comportamento relazionale, ma piuttosto sembra costituirne un’estensione.
I social network come facebook non sembrano al momento costituire più che un utile strumento per incrementare le proprie opportunità comunicative, con potenziali effetti collaterali positivi su autostima e senso di auto-efficacia, e negativi in termini di rischio di sviluppo di nuove forme di dipendenza.
[3] Kujath, Carlyne L. (2011), Facebook and MySpace: Complement or Substitute for Face-to-Face Interaction?, CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Vol. 14 Issue 1/2, p75-78; , 4p, 4 Charts
[4] Solo il 21% del campione lo usa “frequentemente” o “qualche volta” per conoscere nuove persone.
[5] Percentuale del campione che “frequentemente” tende a comunicare con i propri amici più on-line che di persona.
[6] Gonzales, Amy L., Hancock, Jeffrey T., Mirror, Mirror on my Facebook Wall: Effects of Exposure to Facebook on Self-Esteem. CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Jan/Feb2011, Vol. 14 Issue 1/2, p79-83; , 5p
[7] - Duval S, Wicklund RA. (1972) A theory of objective self awareness. New York: Academic Press - - Fejfar MC, Hoyle RH. Effect of private self-awareness on negative affect and self-referent attribution: A quantitative review. Personality & Social Psychology Review 2000; 4:132–42
- Storms MD. Videotape and the attribution process: Reversing actors’ and observers’ points of view. Journal of Personality & Social Psychology 1973; 27:165–75
- Ickes WJ, Wicklund RA, Ferris CB. Objective self-awareness and self-esteem. Journal of Experimental Social Psychology, 1973; 9:202–19.
[8] Più in particolare i risultati dello studio hanno evidenziato che (a) l’utilizzo di facebook, e nello specifico l’esposizione al proprio profilo, ha effetti positivi sull’autostima; questi effetti sono dovuti ai processi selettivi di autopresentazione visto che (b) i partecipanti allo studio che avevano visionato solo il loro profilo riferivano maggiore autostima di quelli che avevano visionato anche altri profili e (c) i partecipanti che avevano apportato modifiche al loro profilo durante l’esperimento riferivano maggiore autostima di quelli che non lo avevano mai modificato.
[9] Kalpidou M., Costin D., Morris J., The Relationship Between Facebook and the Well-Being of Undergraduate College Students, CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Apr2011, Vol. 14 Issue 4, p183-189; , 7p, 4 Charts
[10] Orr E. et al., The Influence of Shyness on the Use of Facebook in an Undergraduate Sample. CyberPsychology & Behavior, Jun2009, Vol. 12 Issue 3, p337-340; , 4p, 1 Chart
[11] Junghyun Kim, Jong-Eun Roselyn Lee, The Facebook Paths to Happiness: Effects of the Number of Facebook Friends and Self-Presentation on Subjective Well-Being, CyberPsychology, Behavior & Social Networking, Jun2011, Vol. 14 Issue 6, p359-364.
[12] Non vale cioè l’affermazione più amici uguale più supporto sociale percepito.
[13] Moreno, M. A. et al, Feeling bad on Facebook: depression disclosures by college students on a social networking site, Depression & Anxiety (1091-4269), Jun2011, Vol. 28 Issue 6, p447-455; , 9; p, 4.
[14] Muise, A., Christofides, E., Desmarais, S, More Information than You Ever Wanted: Does Facebook Bring Out the Green-Eyed Monster of Jealousy?, CyberPsychology & Behavior, Aug2009, Vol. 12 Issue 4, p441-444; , 4p.